giovedì 17 novembre 2011

Prima un passo. Poi un altro. E poi daccapo.
Prima un passo, poi un altro.
Via così, rapidamente, senza soluzione di continuità, senza tentennamenti per non perdere il ritmo.

...e ti vorresti concentrare sulla meccanica della marcia, provare a sentire solo l'aria che attraversa il tuo corpo al tempo del tuo respiro. Ma sei in sovraccarico di pensieri, e a differenza dei polmoni alla mente le boccate d'ossigeno non arrivano con fisiologica facilità.

Ottimo a sapersi che stavolta la pluri-testata tecnica dello stordimento fisico ha guadagnato un simpatico Epic Fail. Tanto vale rallentare e fermarsi a sedere su un gelido muretto di marmo a raccogliere i cocci di pensiero più taglienti, prima che la furia del volerli ignorare ti porti a metterci un piede sopra, compromettendoti la marcia molto più a lungo di così.

Sollevi quindi gli occhi dal cemento e dalla punta della tue scarpe, e per la prima volta in tutto oggi guardi in su. Il cielo è azzurro come solo d'inverno può essere.
Se fossi ottimista troveresti un po' di sollievo nella limpidezza di questa giornata di bel tempo. Ma tu punti gli occhi verso il sole e non riesci che a pensare a quanto sia triste l'inutilità di quei raggi il cui calore non ti arriverà mai, smorzato dall'aria troppo fredda tutt'attorno.

E ti accendi quella sigaretta che fumerai solo per dare una funzione pratica a un sospiro.

Quante inutili domande di ricerca di senso affollano i tuoi pensieri.
...ma se quello che ti incatena è solo uno stato mentale, perchè diavolo ti senti come se ti avessero preso il petto a mattonate?

Poi un vento gelido ti strappa un brivido lungo la schiena e ti riporta a questo piano di realtà. Stai facendo tardi, ti stanno aspettando, non hai più tempo da perdere in fumose elucubrazioni filosofiche di cui anche stavolta già sai che non verrai a capo, ovviamente.

Come dev'essere, come sempre sarà, con uno scatto ti rialzi, ignori la fatica sottile che il gesto ogni volta ti costa, e vai. Ti rigetti nella mischia. Ri-infili la testa nel barile di impegni scanditi in cui vorresti annegare, per riuscire finalmente a non sentire più.

Ti risistemi la borsa sulle spalle dopo averle scrollate, e la marcia ricomincia.
Prima un passo. Poi l'altro.
Il primo costa fatica, il secondo già meno.
Prima un passo. Poi l'altro.
Chissà che magari adesso lo stordimento fisico non funzioni.

E ti allontani trotterellando, accelerando, quasi correndo, poi d'improvviso scarti e sparisci dietro un angolo, tagliando per scorciatoie che rimedino alle tue futili perdite di tempo. E checchè tu ne dica, ancora ti lasci ferire dagli sguardi di sufficienza che ti riservano alcuni dei passanti incrociati sull'affollato e confuso viale della tua esistenza.

lunedì 7 novembre 2011

Fiamme fragili

La banalità della sofferenza ti spegne.

...è come voler far partire una fiamma da un ceppo di legna bagnata. E' quasi impossibile...e frustrante.

Pretendi che la scintilla, che pure è tanto difficile ottenere, attacchi e produca un bel fuoco vivo, scoppiettante e caldo...di quelli che danno gioia al cuore.
Ma la superficie umida non consente al fuoco di attecchire.
Di crescere.

Lo smorza, con la sua inedia.

Sì, certo... puoi anche insistere. Puoi ottenerlo comunque il tuo fuocherello.
Ma lo sai che la vera soluzione è un'altra...

E' aspettare che la legna si asciughi.

Che si liberi da quello strato inutile e dannoso - di disillusione, cinismo...rabbia - che le impedisce di infiammarsi e bruciare con tutta la sua energia...la sua forza vitale.

Ancora una volta, la scelta migliore sta tutta nel dare al tempo la possibilità di creare le condizioni migliori.

Banale quanto la sofferenza stessa.

lunedì 24 ottobre 2011

La mattina dopo

 - 'fanculo.
- ...?
- Sìsì, hai capito bene, va'..è inutile che fai quella faccia!
- ...
- ...
- ...ma sei scema?
- Tiè, beccati pure della scema, sopra il prezzo! No, ma va bene!!...sgrunt. LO SAI a cosa mi riferisco, non fare il finto tonto.
- ...ehm...



- Devi smetterla di tormentarmi, hai capito?! Non è possibile che ogni notte che passo con te la debba poi scontare per giorni e giorni! BASTA! ...sei sempre così ingiusto con me. E cattivo.



- ...lo capisci che ciò che stai dicendo non ha alcun senso, vero?
- Come sarebbe a dire che non ha senso?!
- ...che proprio non ne ha. Affatto. Ma sentiti...mi tratti come se fossi un estraneo! ...come se non volessi ammettere che non puoi fare a meno di me...
- Ma se te lo sto dicendo che invece VOGLIO fare a meno di te!...beh, almeno vorrei...
- ..uh uh, dai che ti stai già intenerendo...




- Ok, non so che dirti, va bene?! ..mi rendo conto che è inevitabile che io e te finiamo con l'incontrarci... e pensare che certe notti mi fai stare così bene, accidenti a te! Tu mi conosci, sai perfettamente cosa voglio, lo sai fin meglio di me...e sei pure tanto bravo ad appagarmi, quando vuoi! ...ma poi salta sempre fuori una nottata come quella di ieri; nottate che mi lasciano strascichi negativi incredibilmente potenti... che mi rovinano tutta la giornata che ho davanti! Sono tanto stufa di questo tuo gioco sporco. Non ne vale la candela.

- ...hai finito?
- ...sì.
- Ti sei sfogata? Stai meglio ora?
- ...sì.
- Perfetto. Allora adesso piantala con queste recriminazioni insulse!
- ...ma...
- Io non faccio altro che lavorare sul materiale che mi fornisci tu. Lo sai! Se sei insoddisfatta del risultato, beh...è solo con te stessa e con le stupide illusioni che ti costruisci e mi ribalti addosso che dovresti prendertela!
- ....
- ...eddài, non fare quella faccia adesso...
- ...
- Ok, sono stato brusco. Scusami. Facciamo pace, adesso? Ti prometto che la prossima notte cercherò di filtrare meglio i tuoi pensieri e non lasciarli troppo liberi di intrecciarsi a loro piacimento.
- ...v-va bene.
- Amici?
- Amici.
- OOOH! hai visto che non c'è bisogno di far tragedie? Vedrai, arriveremo ad andare totalmente d'amore e d'accordo, prima o poi! Dal momento che siamo inscindibili (che tu lo voglia o meno) vediamo di non ribaltarci addosso stupide accuse reciproche, d'ora in poi.

Stanotte ti regalerò un bel sogno.

lunedì 10 ottobre 2011

My crash-test dummy life

Sorridi, di quel sorriso tirato e un po' ebete tipico dell'espressione fissa.
I tuoi occhioni serenamente vacui sono puntati dritti davanti a te, contemplano il panorama che hanno davanti. Fiduciosi. Come se nella proiezione dell'ombra di un cespuglio potessero veramente scorgere gli indizi di un Destino in vena di manifestazioni visibili.
...e pensare che alle volte ci si convince sul serio di poter "sentire" il vento del cambiamento...quello o qualche simile poetica panzana.

Procedi a testa alta, sempre, tu di cedimenti non ne hai.
Ti sostiene una smisurata fiducia. Fiducia in te, nelle tue possibilità, in quella tua forza intrinseca che -ne sei convinto!- ti farà uscire incolume dalle difficoltà che di volta in volta ti si pareranno davanti.

Ma soprattutto, hai fiducia nella Vita. Perchè tu magari non lo dici ad alta voce, ma credi fermamente che esista una forma di suprema benevolenza che farà sì che tutto andrà per il meglio, alla fine. Che le fatiche, le sofferenze, le prove... tutto verrà ricompensato. E con bilanciata giustizia, pure.
Oh sì. Tu ci credi indefessamente, negli happy ending.
...perchè dai, parliamoci chiaro! Proprio non puoi concepire che i binari su cui ti sei trovato a viaggiare non siano lì per condurti al migliore dei finali possibili.
Oh sì. Sì che andrà tutto bene.

E mentre ci corri, su quei binari, mentre la velocità aumenta, ti compiaci nel sentire i capelli che ti si scompigliano, e i delicati pizzichìi dell'aria fresca sulla pelle. E respiri, e godi nel riempirti i polmoni con quanta più aria riesci ad inspirare, e perdìo sì, questo ti fa sentire così vivo.

La strada si fa dritta, ora. Decidi di concederti una piccola follia, questione di pochi secondi, davvero... oggi - ora - semplicemente non può succedere nulla di male.
E chiudi gli occhi. Un frammento di apnea visiva per assaporare pienamente quest'istante.
E il tuo sorriso si rafforza.

Andrà tutto bene.

venerdì 30 settembre 2011

Psico-cardiologia plantare

L'analogia sarà un po' triste, è vero... ma complice l'alcool che hai in corpo abbassi gli occhi e pensi che sì, il cuore è un po' come un piede in una scarpa scomoda. Hai presente una di quelle scarpe carine ma che costano poco, quelle che ti prendi per sfizio al mercato a poche manciate di euro? Decidi di metterle per uscire una sera; sì, ti piacciono proprio, ti fanno sentire bene, e in fondo un po' ci speri - te lo senti!! - che stavolta vada diversamente dal solito...

"ma sì, dai... alla fine sono comode quel tanto che basta... e poi stasera non devo mica fare i chilometri".

Ecco, l'hai detto.

Ora, a random, ti troverai a dover parcheggiare inculoailupi per un non troppo inusuale intasamento di auto posteggiate nei pressi della meta stabilita, oppure finirai in un locale in cui la posa-base sarà "due ore fisso in piedi con bicchiere in mano", o chissà che altro ancora ...
Le vie della fatalità sono infinite. Lo sai.

E come d'incanto... voilà! la scarpa nuova carina-ma-economica ti ha tirato lo scherzone:

VESCICA.

Sempre nel punto più vulnerabile e che fa più male.
Perchè ci hai voluto credere? Lo sapevi già che sarebbe finita così. Tutte le volte finisce così. Ma no!, tu sei incorreggibilmente testarda e ogni volta devi sbatterci contro il muso! ..pardon, il tallone.


Ed eccola qui, l'analogia col cuore.
Scarpa economica, sentimento nascente. Vescica... inevitabile conficcamento della scheggia di un'illusione infranta.
Cuore e piede funzionano uguale, eureka!! Lunga vita alle scoperte scientifiche post- coca e Jack.

Ma sai qual è la cosa più bella? Che da questa scoperta puoi ricavarci un consiglio...

Dopo l'allegra esperienza della zoppìa per tutta una serata, una persona sensata prenderebbe le scarpacce responsabili e le butterebbe senza troppi rimpianti.
...ma quando mai ti sei annoverata tra le persone sensate?
L'incorreggibile testardaggine di cui sopra ti afflligge come un morbo e tu le ri-indosserai. Le rimetterai perchè, dopo il bruciore della carne viva sbucciata, sai che il tuo corpo in quel punto inspessirà la pelle; il corpo, molto più saggio di te, sarà costretto a correre a quei ripari che tu, spavalda come solo una demente può essere, ignori beffarda.
Ecco. Il corpo ti ha insegnato una lezione. Se inspessisci il punto debole, dopo non farà più male. Dunque ricoprilo, il punto debole, sostituisci alla pelle morbida rosea e attraente una scorzetta dura, bruttina ma efficace: non patirai più.

Quello che per il piede è un durone, per il cuore si chiama cinismo.

Psico-cardiologia plantare.
...forse la devi smettere col coca e Jack.

martedì 20 settembre 2011



...e poi boh.

Mi son sempre state simpatiche le frasi che esordiscono così, chissà perchè.
Così come per le parole che di per sè mi fanno ridere, o alla sciocca reazione gioiosa che ho alla vista delle luci colorate: non c'è logica spiegazione.


Mi piace in particolare la luce arancione acido dei lampioni. Come illumina la stanza buia mentre fumo una sigaretta, abbarbicata sul davanzale, nel rito serale di togliere il guinzaglio ai pensieri per lasciarli liberi di correre un po' dove vada a loro.
E poi riflettere. Blaterare del più e del meno. E mi dico che forse il motivo è lo stesso per cui ho un bisogno spasmodico di trovare citazioni, cercandole spesso nei testi di quelle canzoni che analizzo quasi religiosamente...


E' necessità di trovare senso.




Alleviare quell'esasperata sete di senso con piccole gocce di verità distillate da chi, ben più bravo di me, riesce a dare una forma comprensibile - e condivisibile - ai suoi pensieri... a quell'obitale di sensazioni, emozioni, percezioni che accomunano vite lontane anni luce tra loro.

Arrivare al punto.

...e mi dà un brivido scoprire che in questo sentirci tanto unici non siamo poi così soli.



Così, mentre le riflessioni si intrecciano ai fili di fumo, prendo la biro e i fogli e comincio a scrivere, e disegnare, e cancellare graffiare ricucire... e me ne frego della forma, me ne frego delle finalità... li lascio andare.

Ora che il tavolo è pieno di questi scampoli di pensieri non voglio dar loro il tempo di sembrarmi sterili, quindi spalanco questa finestra virtuale e via, butto fuori tutto, che se ne vadano lontano da me portati dal vento leggero della sera, lo stesso che smuove la girandola gialla che mi strappa tanta infantile, ingenua simpatia. Ritagli di me a perdere.


E mi sta bene che sia inutile, autoreferenziale, patetico... male che vada, semplicemente insulso.
E' che in fondo mi piace pensare alla possibilità che in qualche modo, da qualche parte, qualcuno possa trovare una piccola goccia potabile di senso anche nelle scombinate dissertazioni di una folle qualunque.